sabato 19 agosto 2017

Un tuffo nel passato...con mio padre


A poco più di un anno dall'ultimo saluto a mio padre toro a scrivere qualcosa con un pò di sorriso dentro.
Ho ripulito qualche stilografica ritrovata a casa sua anche se non credo che resteranno tutte perfettamente funzionanti, forse ne terrò qualcuna come ricordo, come faceva lui con gli oggetti che più gli piacevano (penne, quaderni, orologi...).
In compenso sono orgoglioso di aver recuperato due cose che lui teneva gelosamente anche se a volte non vi mostrava molto interesse ma so di per certo che vi tenesse molto se erano nel suo cassetto da molti decenni.
La medaglietta-portachiavi con il volto di Lenin e la stilografica a pistone delle Olimpiadi di Mosca 1980, quelle dell'oro di Mennea (oltre che della nascita di mia moglie..).
Ho subito ripulito tutti, aggiustato al meglio che potevo e messo la medaglietta tra le mie chiavi, magari mi porterà più fortuna di quanto fatto da un piccolo cornetto rosso napoletano che persi anni fa, regalo di mia madre.
Per quanto riguarda la penna "olimpica" temo ci vorrà un pò più di tempo perchè torni a vergare qualcosa, oltre all'inchiostro adatto aspetterò che sia in completa sicurezza dalle mani curiose delle mie due figlie, altrimenti si rischia che dopo quasi 40 anni quel cimelio resti definitivamente inservibile.
Sono un pò più sereno questo sabato, un pò pieno...o magari è solo la sensazione di aver rivissuto un pò mio padtre tramite le sue cose, sentirlo un pò più presente accanto a me...forse...

martedì 30 agosto 2016

Il ricordo di un amico: Pasquale Acclavio, una persona vera


Pasquale era una persona, che amava la sua identità, sempre in fieri, e non la svendeva. Cascasse il mondo! Amava la Costituzione. Nata quando il moccio gli colava dal naso. La adorava come tanti che continuano a considerarla il Vangelo della vita civile. Montava in trincea, perciò, quando veniva trattata come uno zerbino. Semplicemente, pretendeva il rispetto dei diritti, per sé, la comunità locale, l’intera umanità e la “nutrita schiera di animali ed erbe”. Strizzava l’occhio ai doveri. Con compiacimento.
Strappò dalla fame due fratellini, che si sedettero festanti alla sua sobria mensa. Pietoso, raccattò sulla spiaggia un cane dai timidi occhi celesti. Abbandonato. Se ne prese cura. Amorevolmente. Per anni.
Lo conoscesti al Liceo Classico di Barletta. La classe era formata esclusivamente da studenti. Quando nel corridoio, quindi, passavano le studentesse del corso “B”, l’ingresso repentinamente si intasava, …ed era uno spingi-spingi. I commenti e gli ammiccamenti, allora, piovevano dalle ansimanti bocche giovanili come i fiocchi di una tormenta di neve.
“Ciao”, tu a lui, “ciao” lui a te. Qualche chiacchierata estemporanea sulle inadeguatezze di alcuni docenti. Apprezzamenti e stima per chi forgiava uomini e cittadini.
Con la laurea in tasca, eccovi, insieme ad insegnare. Discipline diverse. Nelle stesse classi. A programmare attività didattiche. A valutare gli alunni. Per anni. Tanti. Sbarramento di fuoco contro ogni forma di favoritismo o di ingiustizia.
Fasulli certificati medici non vennero consegnati. Mai! Si adirava, perciò, come un toro, reso furente dal drappo rosso, quando della gentaglia si assentava per lo shopping, la palestra o partiva gongolante per la settimana bianca.
Con due presidi incrociò la sciabola, perché gli interessi degli alunni e della collettività venivano feriti da una gestione privatistica. Dopo avere, poi, verificato che le autorità preposte nicchiavano per complicità, si vide costretto a rivolgersi alla Procura della Repubblica. Assieme ad una pletora di insegnanti, attenti alla propria dignità, rispettosi della legalità.
Allora, per i docenti, alunni e cittadini, non era stata ancora vomitata la “buona scuola”, un coacervo di pedanti atti burocratici e becero autoritarismo di stampo aziendalistico. Altrimenti, la mannaia dello strapotere dirigenziale avrebbe potuto mettere a tacere la voci critiche e dissenzienti, e gli interessi della collettività sarebbero stati martoriati.
Nel Collegio dei Docenti e nel Consiglio d’Istituto era un mattatore. Prendeva, infatti, la parola tutte le volte che rischiavano di essere malmenati diritti dei ragazzi, delle famiglie e dei docenti. Proposte ne scodellava. A iosa.
Con la serietà professionale, poi, coniugava la leggerezza del vivere. Percorreva, infatti, lo slalom delle smagliature, che la vita gli rovesciava addosso. Con dignità, con allegria ed umorismo.
Nella sala dei professori, le battute esilaranti erano scoppiettanti come un fuoco d’artificio. Una volta, ti abbracciò con trasporto. Una collega presente all’amplesso, commentò con disprezzo: “Siete gay?!” “Educatrice,” precisò, Pasquale, “quand’anche lo fossimo, ne saremmo orgogliosi.” Pausa. “Io e l’amico non solo ci abbracciamo, ci baciamo pure. Nella bocca. Consideri che abbiamo dimestichezza con le lingue, lui d’italiano ed io di francese. Purtroppo dopo il deliquio sensuale, fatichiamo a parlare, per l’avvenuto scambio delle dentiere.” La collega, sconvolta e disgustata, sparì con la velocità di una centometrista, né mai più mise piede nella sala dei professori, quando la voce dei reprobi si faceva sentire.
Pasquale si rendeva disponibile per la comunità scolastica anche al di fuori dell’orario di servizio. Quando, infatti, venne a sapere che una condomina doveva disfarsi di pesanti fioriere in cemento, mise a disposizione il suo tempo e la sua vettura per caricarle e trasportarle a scuola.
Con la frequentazione ravvicinata, diveniva, sempre di più, un amico. Sincero ed autentico. Eccovi, allora, tu e lui, a parlare di mare, a confidare reciprocamente segreti, a sognare un mondo più civile. E lui ad ascoltare, a suggerire a proporre, a rilanciare, senza prevaricare, senza l’alterigia di chi presume di conoscere la vita ed indica strade maestre agli altri!
Quando bussavi alla sua abitazione, con un ampio gesto del braccio, ti invitava ad entrare. A qualunque ora del giorno. Nell’altra mano, immancabilmente, con l’indice che faceva da spartiacque tra la pagine lette e quelle da studiare, accarezzava un libro, che per qualche giorno aveva salutato la foltissima compagine che tappezzava l’ampia parete.
Da uomo libero, amava il mare. Alla follia. Non aveva bisogno di evadere in lidi esotici. Da raccontare agli altri. Immancabilmente, raggiungeva con la sgangherata bicicletta la comitiva del faro rosso, e dalle profondità raccoglieva mitili, ostriche tartufi e ricci da distribuire al mitico Paolo e a tanti amici non avvezzi ad esplorare gli anfratti. Desiderava, perciò, che le sue ceneri venissero disperse su quel lembo di sogno.

Ora, il Padreterno, seduto assieme a lui ed a Paolo, su uno scoglio calcareo, raggiunto di tanto in tanto da spruzzi schiumosi di acqua marina, si starà sbellicando di risate. Forse, per questo lo ha chiamato prima di altri. O forse staranno commentando, il periodo in cui Pasquale, nauseato, abbandonò i DS, quando si accorse che la differenza tra destra e sinistra diventava sempre più esigua. O forse saranno intenti a declamare poeti e scrittori francesi. O forse canteranno, e l’amante del mare, con voce baritonale. E tanti delfini, guizzanti e sorridenti, intorno a loro.
Domenico Dalba

sabato 5 marzo 2016

Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti


Non si può rimanere indifferenti rispetto a quello che è successo nelle ultime ore alla classe politica della città.
Sequestro di un importante cantiere per reati ambientali, sequestro di un'opera pubblica di alto valore civico per gli stessi motivi ed indagini sulla Giunta ed il Sindaco per l'odioso reato di abuso d'ufficio relativamente agli affidamenti per la realizzazione della Disfida 2015, impongono qualche riflessione seria da parte dei protagonisti ella vita pubblica locale piuttosto che qualche istintiva reazione scritta di getto sui social.
Personalmente premetto di non essere affatto garantista per quanto riguarda le cose della politica e le responsabilità che essa fa discendere sui suoi protagonisti pro-tempore; tuttavia, sono assolutamente convinto che a livello personale, umano, morale e persino etico il garantismo sia un dovere delle società civili almeno dalla fine del medioevo.
Politicamente, dunque, il mio giudizio appare netto rispetto alle cose accadute in questi giorni in città: se non si ha paura della gente e della loro opinione politica, se non si teme per il proprio corretto operato, si torni al voto subito, non si lasci la città in mano al fango, al sospetto, alla polemica permanente che blocca ed offende ogni giusto spirito politico.
Si liberi, con nuove elezioni, ogni ostacolo politico che con le scorse elezioni, forse, si è sottovalutato o persino ignorato, si lasci spazio alla democrazia popolare di Barletta; lo si faccia prima che sia troppo tardi e che il proprio onore ne resti intaccato.
Le responsabilità politiche a mio avviso sussistono tutte anche volendo entrare nel merito di quello che è accaduto.
Infatti, se si considera il fatto che questa Amministrazione ogni volta che ne ha la possibilità rivendica come propri meriti il compimento di opere, progetti e programmi pubblici bloccati da decenni deve anche sostenersi ,conseguentemente, che di suo non ha posto nè le basi nè ha realizzato una adeguata programmazione politica.
Se, dunque, essa va assolta rispetto alle penali responsabilità discendenti da quei progetti e programmi nati e mai conclusi dalle precedenti Amministrazioni (con tutto il loro carico di eventuale illecito che la magistratura vorrà accertare), appare conseguente e logico sostenere che di proprio e di assolutamente distintivo questa Amministrazione non ha nulla.
Pertanto, politicamente, ci si trova davvero in un "cul de sac" che, ribadisco, soltanto nuove elezioni potranno risolvere.
Mi limito a queste considerazioni per ora sperando che l'ego ipertrofico di alcuni protagonisti della vita pubblica locale non superi il limite di guardia di non ammettere neanche l'ovvio.

martedì 9 febbraio 2016

Continueranno (giustamente) a dare addosso a questi untori politici

Non sono solito commentare il parere dei segretari di partito dei circoli locali, spesso sono eterodiretti e comunque raramente si occupano di esprimere un pensiero politico in linea con un minimo tratto ideologico nazionale.
Stamattina, tuttavia, leggevo sulla stampa locale che il segretario del PD barlettano si scagliava contro chi (su social network o stampa) si era permesso di criticare la scelta fatta dal Sindaco di nominare (in quota PD) l'arch. Dimatteo nella sua nuova Giunta; definendo, chi facesse valutazioni negative su tale scelta, nel migliore dei casi come un "personaggio in cerca d'autore" (stile ovviamente copiato dal campano Presidente De Luca), nel peggiore come inutili "cacciatori di streghe" accostandoli al manzoniano "dagli all'untore!".
Essi, secondo il segretario, sono rei di giudicare male il nuovo Assessore in maniera del tutto pregiudiziale, non facendola neanche iniziare il proprio lavoro, il tutto sulla scorta di un dato (vero ma secondo lui trascurabile) secondo cui tale Assessore avrebbe una parentela con alcuni degli attuali manager della cementeria Buzzi di Barletta da poco oggetto di indagine della magistratura tranese per disastro ambientale.
Invocato il garantismo di rito, il fulgido segretario si è persino permesso il lusso di ironizzare sul fatto che, secondo lui i suddetti untori avrebbero inteso denigrare la nuova Giunta (ed anche la vecchia) sostenendo l'assunto secondo cui a palazzo di città ci sarebbe una Giunta che si riunisce mettendosi d'accordo per "devastare la città", una sorta di "associazione a delinquere" aggiungo io.
Ebbene, pur comprendendo il ruolo del segretario, che come dicevo prima ha il dovere di difendere le proprie scelte (anche quelle che non sono proprie ma dei suoi danti causa), ricordo a me stesso di un altro intervento del medesimo esponente politico di qualche mese fa riguardante lo stato indecoroso del fiume Ofanto.
Allorquando ci venne a raccontare dell'Ofanto come "fogna delle fogne", di quali responsabilità politiche provinciali alcuni Assessori si erano macchiati e del fatto che, avendo riferito la cosa "all'attivissimo consigliere Caracciolo" nel suo ruolo di presidente della Commissione Ambiente della Regione Puglia, il degrado fluviale si sarebbe risolto nel migliore dei modi.
Come è ovvio, i problemi ambientali del fiume Ofanto sono tutti lì sotto gli occhi del segretario nonostante la segnalezione regionale.
Venendo all'oggi, stride vedere la doppiezza di chi un tempo faceva egli stesso "l'untore", forse avendo lo stesso obiettivo di chi oggi è da lui oggetto di critica, ed ora ripaga con la stessa moneta chi esprime alcuni giudizi politici negativi basati su mere ragioni di opportunità dato che nel merito delle cose non è ancora possibile esprimere alcunchè, sia sulla nuova Giunta che sull'Assessore Dimatteo.
Sarebbe utile ricordare a chi ricopre ogni incarico politico che prima del garantismo tout court dovrebbe esserci un buon senso politico a guidare le scelte relative a nomine così importanti per la Città.
Già, perchè se solo si ipotizzasse per un attimo il caso in cui il management della Buzzi fosse ritenuto responsabile definitivamente del palese disastro ambientale della Città, con quali parole il segretario difenderebbe la scelta di una partente dei (oggi presunti) responsabili da lui segnalata al Sindaco per comporre la Giunta? Come potrebbe tornare agevolmente a parlare di ambiente ed a raccontarci degli scempi locali quando al tempo in cui ha potuto non ha fatto molto per evitarli?
Queste ovviamente sono ipoteri negative, dal segretario sarei annoverato tra le "cassandre", ma sono ipotesi che un segretario dovrebbe quanto meno considerare a meno che non sappia della infondatezza assoluta della indagine tranese, o magari non lo abbia saputo direttamente da quei PM che hanno indagato e lo stanno ancora facendo.
Una tale cautela sarebbe opportuna anche da parte del Sindaco che, per gli stessi motivi di cui sopra, è ancor puù responsabile del segretario di circolo.
Per parte mia mi limito a ribadire il generale principio secondo cui il silenzio, in particolare in politica, resta d'oro, soprattutto quando si deve in tutti i modi possibili difendere una scelta che legalmente non è la propria ma del Sindaco.

Ad maiora cives.

giovedì 28 gennaio 2016

Lo sbiadito ricordo dei fatti del '56 a Barletta


Condividendo quanto detto da Diego Fusaro circa il "completamento della lobotimozzazione di massa", relativamente alla massiccia presenza e supporto di una certa sinistra alle manifestazioni per l'approvazione della legge sulle c.d. unioni civili, mi è parso peculiare un'altro elemento utile alla discussione in tema di "quale sinistra" e con "quali valori" affrontare le sfide politiche che l'oggi ci presenta.
Si tratta dei c.d "fatti del '56" avvenuti nel marzo di quell'anno a Barletta: braccianti ed altra povera gente (oltre a qualche sindacalista cgil), dopo un lungo inverno molto rigido chiedevano viveri dinanzi al deposito della P.O.A. (Piontificia Opera di Assistenza) che spesso in maniera poco pia distribuiva disegualmente il cibo ai poveri della città; spinti dalla fame i cittadini forzarono il deposito ed alcuni di loro furono uccisi dalle forze dell'ordine.
Questi i fatti, oggi a fatica ricordati da una cerimonia, piccola (ma così on dovrebbe essere), troppo spesso locale (benchè all'epoca dei fatti la cosa arrivò in parlamento), troppe volte dimenticata da chi non dovrebbe mai dimenticare.
Erano presenti in pochissimi, i soliti noti (Sindaco, ex Sindaco, aspirante Sindaco, Assessori vari, capataz CGIL), di cittadini neppure l'ombra, infatti vista la mia presenza ho ritenuto di lasciare il luogo delle commemorazioni quasi subito.
Ritengo questa assenza e la contesuale partecipazione di massa delle iniziative relative alla legge sulle unioni civili lo specchio di quanto confuse siano le idee e distrutti i valori unificanti della c.d. sinistra italiana.
A molti politici di sinsitra, anche di rilievo europeo, andrebbe rifatta un pò di scuola politica; una scuola che non insegni soltanto la tattica, la conservazione del potere, il sotterfugio giusto per poter prevalere sull'avversario; una scuola che invece si occupi daccapo di insegnare a tutti da che parte si sta, quali valori sono prioritari, quali obiettivi, ecc.
Una formazione che non può prescindere da un insegnamento filosofico su cosa siano di diritti individuali e quelli collettivi, i diritti di libertà e quelli di solidarietà; insomma un reset di tutto il vociare a sinistra che di solito è accompagnato da sapienti pubblicitari che nulla conoscono di flosofia e di politica.
Almeno iniziando da questo, forse, qualcuno potrebbe sentire più vicino a se stesso il giorno del ricordo dei fatti del '56 e non tollerabile che in una Giunta comunale di una città di centrosinistra siedano soggetti espressamente fascisti impenitenti.


sabato 16 gennaio 2016

Noi costruiamo il Comune demolisce


L'ultima volta che ho sentito il dovere di scrivere qualcosa per notiziare i cittadini su quello che stava accadendo all'ASP, era imminente l'inizio dei lavori di adeguamento, ristrutturazione ed ampliamento della struttura pubblica adibita a Casa di Riposo.
L'agognato obiettivo, perseguito dal lontano 2011 e rallentato dalle varie Amministrazioni succedutesi dall'epoca, si sta realizzando e a ben guardare non tanto lentamente grazie anche alla volontà dell'impresa aggiudicataria (la Garibaldi di Bari), che ha compreso le difficoltà dell'Ente e sta lavorando a tambur battente per consegnare l'opera anche prima del previsto.
Ai più pochissime volte nella vita può capitare l'occasione di essere protagonisti della realizzazione di un'opera pubblica di così alto valore sociale da consegnare alla Città senza aver avuto nulla in cambio; è un'emozione per me straordinaria poter dire ai miei figli un domani che quell'immobile pubblico lo ha voluto e portato a termine anche il loro padre.
Oggi scrivo per denunziare per l'ultima volta l'inefficienza della macchina pubblica comunale, a mio avviso guidata da una longa manus politica che investe in toto anche l'Amministrazione; inefficienza che, unitamente ad atavici fattori negativi propri dell'ASP, lentamente sta portando al fallimento/liquidazione cotatta dell'Ente per un sempre più grave deficit di cassa.
Sarebbe giusto premettere brevemente che dal mio insediamento (Luglio 2012) ho sempre dichiarato, una volta constatata la situazione contabile ed amministrativa dell'Ente, che l'urgenza politica più grande a Barletta era proprio quella relativa all'ASP.
Urgenza che significava salvare posti di lavoro (oggi per la quasi totalità perduti), salvare la mission sociale dell'Ente pubblico avverso l'onda crescente delle esternalizzazioni di servizi ai privati (i soliti del privato sociale), salvare anche le scelte amminsitrative e di uomini che il Consiglio Comunale del 2012 (molto simile all'attuale) ha fatto a dir poco in pompa magna se sol si leggesse il verbale di consiglio allegato alla delibera n. 32 del 7/6/2012 con la quale nominava me ed alti componenti del C.d.A.
Ebbene, da un punto di vista politico nulla è stato fatto per rinvigorire le casse dell'ente ASP da parte del Comune di Barletta, nè una concessione di servizi ulteriori quando vi era la possibilità, nè una operazione di garanzia tra Enti pubblici ai fini di prestiti erogabili dalla C.d.P., nè la semplice attestazione di agibilità dell'immobile di proprietà comunale dove l'ASP svolge il servizio e che sta provvedendo lei stessa ad ammodernare e consegnare alla Città.
Nulla, se non la disponibilità politica ad aiutare l'Ente ai fini dell'ottenimento del finanziamento regionale atto alla ristrutturazione ed ampliamento dell'immobile; aiuto che vi è stato sempre a seguito di vigorosi solleciti all'Assessore al ramo ed allo stesso Sindaco rappresentanti l'urgenza di un loro intervento.
Come dicevo la cassa e la generale situazione finanziaria dell'ASP sono in una situazione disastrosa nonostante vi sia il paradosso di un cospicuo credito vesto l'ente Comune di Barletta che lo stesso non si è mai preoccupato di saldare nè riconoscere, in violazione sia degli obblighi di legge sul c.d. "domicilio di soccorso", sia di quanto stabilito da questo Consiglio Comunale in sede di ratifica della delibera di Giunta relativa alla donazione modale che il Comune ha fatto in favore dell'ASP, laddove si dava mandato al dirigente di settore di compiere gli atti necessari al perfezionamento della donazione e di saldare le pendenze pregresse con l'ASP.
Per amore di verità va detto che la donazione in questione non è a mio avviso un atto da leggersi come volontà di aiuto, ma semplicemente, dopo aver ricevuto l'ASP dalla Regione Puglia l'avvio del procedimento di estinzione (attualmente solo sospeso) per mancanza di patrimonio e dopo aver chiesto al Sindaco ed al dirigente di settore Nigro un incontro per valutare la situazione e supportare patrimonialmente l'ASP, fu il solo ex Segretario generale Porcelli a risolvere giuridicamente la situazione suggerendo la soluzione della donazione modale in favore dell'ASP, il tutto nella netta contrarietà pavidamente inespressa, ma lapalissiana sul volto, del Vicesindaco di Barletta e di altri protagonisti seduti a quel tavolo.
Questi due temi, il mancato perfezionamento della donazione a 6 mesi dal deliberato di Consiglio Comunale ed il mancato pagamento del crdito ASP nonostante la formale messa in mora del nostro legale al Comune di Barletta, mi fanno porre un aut aut personale e politico al Sindaco della Città.
Qualora entro 30 giorni non saranno adempiute tali incombenze rassegnerò le mie dimissioni (credo anche di non essere l'unico) dal CdA dell'ASP per la impossibilità di poter far funzionare regolarmente l'Ente pubblico; impossibilità al funzionamento i cui responsabili principali sono tutti politici, passati ed attuali.
Quelli passati per aver scelto (consapevolmente) la strada sbagliata allorquando si è deciso di trasformare l'ex IPAB in ASP; quelli attuali per aver definitivamente affossato l'Ente e portato ad una sicura liquidazione coatta (una svendita del poco che c'è) a fronte di una lavoro svolto dal CdA non facile.
Si sappia che, in caso di liquidazione coatta, la massa debitoria dell'ASP non potrà che passare a mio avviso in capo all'ente territorialmente sovraordinato che è il Comune di Barletta, dunque, la classe politica sarà responsabile di due danni, quello relativo allo scioglimento dell'ASP (nata nel lontano 1885 e morta con questa Amministrazione) e quello del carico debitorio gravante sulle casse comunali che pagheranno i cittadini tutti.
Il mio lavoro, unitamente alla maggior parte dei componenti dell'C.d.A., è stato subito quello di far emergere e realizzare per la prima volta nella storia dell'Ente bilanci rigorosi, chiari e trasparenti, short list per la selezione delle consulenze ed affidamenti professionali, la presenza (fin quando si è potuto) di un D.G., la soluzione dei vecchi contratti co.co.pro. con il personale e l'avvio della loro stabilizzazione con una Coop.Soc. affidataria del servizio, da ultimo ma non per ultimo l'ottenimento e l'avvio dei lavori necessari per il futuro dell'Ente pubblico.
Io, quasi sicuramente, andrò via con questi risultati, è giusto che la cittadinanza lo sappia e lo sappiano anche quei Consiglieri Comunali attuali che, vergognosamente, hanno fatto finta di non conoscere i membri del C.d.A. evitando pubblicamente di ringraziarli per il lavoro svolto fin qui a costo 0! Ribadisco a costo 0!
Come ho già detto, l'opera pubblica è lì, i miei figli come i cittadini tutti potranno vederla compiuta al di là delle chiacchiere gossippare di politici, amministratori, e quacquaracquà locali.
Ad maiora.

giovedì 17 settembre 2015

In viaggio verso un agognato futuro


Lo diciamo sottovoce, molto sottovoce, quasi senza disturbare alcun "manovratore" ... ma forse stiamo compiendo quello che dal 1885 nessun amministratore diq uelli che tutti conoscono come "I Cappuccini" ha fatto.
Stiamo finalmente partendo con i lavori che vedranno nel giro di una nno e mezzo l'ammodernamento della struttura esistente con l'adeguamento agli standard più moderni per l'ospitalità degli anziani e la realizzazione di un nuovo plesso che potrà ambire a realizzare una r.s.s.a. pubblica, forse l'unica nella BAT, che finalmente potrà concorrere con le varie strutture provate-accreditate che dominano il mercato del settore dell'asssistenza a persone non autosufficienti.
Questo obiettivo, forse l'unico reale obiettivo da porsi, è stato perseguito sin dal giorno dell'insediamento di questo CdA ed è assolutamente inutile stare a reccontare di quante resistenze, maldicenze, inefficienze abbiamo potuto riscontrare in 3 anni di lavoro da parte di chi per primo doveva dare una mano perchè tutto si realizzasse più celermente.
Abbiamo dato una lezione di buona politica ed ottima amministrazione interna, questo anche senza leggere le relazioni precise e puntuali del revisiore dei conti (esterno) dell'ASP, ma semplicemente allungando lo sguardo su quanto fatto per i lavoratori precari che da decenni non avevano alcun diritto in quella struttura, su quanto fatto per poter rientrare da posizioni devitori ingombranti ed asfissianti per le mire dell'Azienda, su quanto fatto per perseguire qualche bontempone che ha forse pensato di poter ancora navigare nella semitrasparenza dei conti della Casa di Riposo.
Io (come gli altri colleghi credo) non voglio riconoscimenti, nè attestazioni politiche di sorta, dico soltanto che il Comune di Barletta (proprietario dell'immobile e del suolo su cui si costruirà) avrà un ampliamento del suo patrimonio di circa 3 mioloni di euro senza aver sborsato nulla, neppure un centesimo, anzi, avendo dubitato spesso delle qualità degli amministratori dell'ASP tanto da gestire, da ultimo, in maniera a dir poco dilettantesca l'allontanamento degli ospiti dalla Casa di Riposo per il tempo necessario al completamento dei lavori.
Speriamo che le diffidenze possano essere superate presto e che presto si possa consegnare alla città una struttura nuova, con nuove prospettive che i nuovi amministratori che ci succederanno sapranno valorizzare e far crescere tanto da renderla concorrenziale con le strutture private che già ci sono.
Sarebbe la più bella vittoria di una lungimirante politica di centrosinistra.
In bocca al lupo a tutti!

sabato 1 agosto 2015

Nuove droghe vecchie politiche


A qualche giorno dall'ultimo Consiglio Comunale non posso sottrarmi dal fare qualche riflessione su di un tema politicamente molto delicato che, certamente, è stato sottovalutato, nella portata e nelle dimensioni, dal nanismo della locale politica.
Il tema è quello del consumo di droga, sempre crescente non solo “tra i giovani”;del suo continuo spaccio, delle forme di prevenzione, controllo e repressione messe in atto in Città per contrastarne il fenomeno.
Va dato atto alla Consigliera Damato, firmataria dell'interrogazione avente ad oggetto questo tema, di aver posto all'Assise il problema; a mio avviso riducendo la portata della cosa essendosi concentrata troppo in una logia semilegalitaria affidando la sua proposta al mero potenziamento di uomini e mezzi al fine di omperare un miglior controllo del territorio.
È stato facilissimo a quel punto per un imbelle Assessore alla Polizia Municipale rispondere da par suo.
Purtroppo la risposta si riferiva nei fatti a tutt'altro argomento, si sono citati infatti i maggiori controlli effettuati recentemente dagli agenti della PM (patenti sequestrate, alcool test, multe) non toccando minimamente il vero problema sollevato dalla Damato.
Sic transit gloria mundi.
Evidentemente qualche azione di piccola repressione unita a qualche sgombero coatto (estremamente tardivo attesa la sua qualità di Assessore e Consigliere Comunale ricoperta oramai da anni) fa eccitare chi nell'animo resta lontanissimo dalle minime politiche ci centrosinistra ma disgraziatamente ne occupa banchi e ruoli che certamente con un coraggio diverso gli sarebbero stati preclusi.
Vi è stato poi l'intervento sul punto del Consigliere Cannito, il quale qualificatosi “esperto” (in quanto medico) ha citato i nomi dei vari cocktails provocanti lo “sballo” (di cui moltissimi Assessori e Consiglieri fanno o hanno fatto nella loro vita certamente uso) arrivando finanche a sostenere che non possono esistere droghe c.d. “leggere” in quanto a far male è il loro dosaggio e non la loro qualità.
È stato poi il turno della Consigliera Campese la quale, in coerenza con il dettato della sinistra del PRC di almeno 20 anni fa, ha sciorinato la solita predica dell'assenza di spazi pubblici che, se fossero presenti, eviterebbero di generare nei giovani l'esigenza dello “sballo” e della ricerca della droga.
Un teatrino locale mal gestito insomma.
Una messa in scena politica che non ha affrontato il problema gravissimo che vive la Città, a pochi giorni di distanza dai continui arresti per detenzione e spaccio di stupefacenti, a qualche giorno dalla morte di un ragazzo in una nota discoteca romagnola per aver assunto un derivato dell'ecstasy, a troppi anni di distanza da una seria analisi della legge Fini-Giovanardi i cui risultati sono certamente lacunosi.
Una risposta alla Damato la danno sicuramente Amministrazioni più dotte di quella del mezzogiorno levantino.
La regione Toscana ed i Comuni di Bologna e Torino hanno infatti finanziato un progetto portato avanti da alcune associazioni (su tutte Extreme, LAB57 ed Infoshock) teso ad informare i cittadini sull'uso consapevole di queste sostanze, con l'effetto di ridurre drasticamente non il conusmo (che è inevitabile) ma le morti (quelle evitabilissime).
Si effettuano chillout, si praticano pill test su droghe sintetiche (il tipo oggi maggiormente utilizzato), prove con medici che somministrano dosaggi controllatissimi per far comprendere ai cittadini (utilizzatori in pieno anonimato) gli effetti di quelle sostanze, imparando così a controllarle e controllarsi meglio nell'uso futuro delle stesse.
Un approccio progressista vero, non repressivo né negazionista di un fenomeno che investe certamente i giovani ma pure tantissimo i meno giovani ed i meglio inseriti nella c.d. “società bene”.
Certe politiche andrebbero prima studiate, comprese ed applicate in territori sensibili come il nostro allo “sballo” del sabato sera così come quello prodotto a causa del nichilismo da assenza di lavoro che in città sembra la vera causa della crescita del consumo di stupefacenti.
Questi sono soltanto alcuni esempi di ciò che si potrebbe fare, anche a livello regionale, sconfiggendo però prima il pregiudizio (anche scientifico) che è in noi sul tema delle droghe, poi quella insopportabile anima destrorsa che avvinghia l'Amministrazione di centrosinistra in città.
Anche questa sarebbe una azione di disintossicazione collettiva che farebbe certamente bene alla Città.

venerdì 24 luglio 2015

Fiat lux!

Con 21 voti favorevoli è stata approvata dal Consiglio Comunale la delibera di Giunta relativa alla donazione modale in favore dell'ASP locale intesa a consentire ad essa la sopravvivenza conferendoglio i requisiti patrimoniali necessari per esisitere ed al contempo consentirle  di porre fine  alla procedura di estinzione avviata dalla Regione Puglia.
Un successo politico dell'Amministrazione, anche se viziato dalla palese sfiducia politica resa al CDA dell'ASP al quale non è stata conferita la fiducia bocciando una mozione del PSI presentata proprio al fine di encomiare l'operato dell'organo politico dell'ASP.
Un ringraziamento va a tutti i consiglieri, i quali pur esplicitanto quasi tutti la sfiducia politica (per alcuni anche personale) nei confronti del CDA, hanno avuto la lungimiranza politica di far sopravvivere ed ampliare (con l'ottenimento del finanziamento di 3 milioni di euro e l'imminente avvio dei lavori) la struttura di proprietà comunale che con i "vecchi cappuccini" avrà ben poco a che somigliare dopo l'avvento dei lavori di ristrutturazione.
Adesso consentiteci di lavorare.
Adesso tocca a noi!
A brevissimo si sittoscriverà il contratto con l'impresa vincitrice dell'appalto e, spero dai primi di settembre, quella struttura incomincerà a acambiare volto.
Il pensiero va subito al disagio che, purtroppo, si troveranno ad avere i gia martoriati anziani ospiti dell'ASP; ma sono certo che apprezzaeranno il lavoro finito e, ad ogni modo, comuqnue vadano le cose, ringraziaranno il CDA per aver offerto loro una più degna possibilità di alloggio.
Con un tale entusiasmante mandato è premiato anche il mio personale sfornzo e lavoro sulla personale pazienza che non ha mai mollato di un centimetro nei momenti ancor bui vissuti in 3 anni di mandato alla ASP cittadina.
Aggiornerò tutti non appena sarà posata la prima pietra del cantiere della "nuova ASP".

venerdì 17 luglio 2015

La luce in fondo al tunnel

Dopo qualche periodo di silenzio, causato soprattutto dalla forzosa apatia istituzionale dovuta alle elezioni regionali pugliesi, faccio qualche considerazione sullo stato dell'arte della politica locale.
Va subito detto che gli equilibri numerici non sono sostanzialmente cambiati all'interno del PD barlettano (unico vero partito ancora rimasto in città e forse in Italia), avendo però le elezioni sancito ufficialmente quali siano i rapporti di forza tra i due consiglieri eletti Filippo e Ruggiero da Barletta.
Per la verità la loro elezione, unitamente ad altri 5 uomini della provincia BAT, non ha prodotto alcun apparente risultato regionale in termini di visibilità e/o opportunità all'interno del governo Emiliano, almeno per adesso.
A Barletta invece si è tornati all'antico, l'Istituzionale Sindaco Cascella ha preso atto della tragica realtà locale, ed invece di contrastarla al fine di bonificare il campo, si è appiattito ed adeguato completamente ai nani, ai burattini ed alle ballerine che da un biennio lo assediano.
La Bar.S.A. in mano a Filippo ed un assessore in più a Ruggiero, ecco come si fa!
Il tutto in barba a codici etici, promesse politiche di rinnovamento, rispetto dei partiti (localmente davvero inesistenti), qualità della giunta, ecc.; c'est la vie.
Sommersi da quest'acqua salmastra risulta davvero inutile e fuori luogo cercare di interpretare la situazione politica internazionale (unica vera novità da oltre 10 anni).
Riguardo, infine, al futuro dell'ASP cittadina sembra intravedersi una luce in fondo al tunnel; verrà infatti ad horas firmato il contratto con l'impresa edile esecutrice dei lavori, dando coì corso all'unica possibilità esitente per far sopravvivere quell'ente.
È pure programmato per il 24 c.m. un consiglio comunale tra i cui punti all'ODG vi è una donazione dal Comune di Barletta all'ASP per consentirgli di ottenere il minimo patrimoniale che le consentirebbe la sopravvivenza giuridica.
Da ciò i dubbi "politici".
Si avrà il "coraggio politico" di investire veramente in un ente pubblico poverissimo i cui amministratori sono completamente invisi alla politica locale?
Al di là di ogni azzardata previsione credo che il Sindaco ed il Consiglio COmunale abbiano una severa responsabilità sul punto; perciò non mi resta che aspettare, soltanto così si potrà capire se quella in fondo al tuttnel è la luce di una salvezza oramai a portata di mano oppure quella di un treno che arriva rapido per travolgerla definitivamente.

giovedì 23 aprile 2015

Tutti uguali tutti diversi


Ricordo che una volta, in un convegno organizzato dall'associazione "La Democrazia delle Parole" a Barletta, il prof. De Mauro ebbe a dire che non c'era nulla di più insensato di chi utilizza nel proprio linguaggio le frasi del tipo "assolutamente sì/no" oppure "senza se e senza ma".
Mi ricordo questo episodio perchè nel linguaggio, ahimè sempre più povero, della politicaascolto spessissimo anche alcuni giovani virgulti con una sufficiente istruzione ed una buona gavetta, difendere alcune personali posizioni politiche  utilizzando inutilmente ed in maniera frettolosa e fuorviante la allocuzione "senza se e senza ma".
Io aggiungerei all'elenco di frasi "non-sense" anche questA: "tutti ladri nessun ladro" declinandola di volta in volta alle situazioni più consone al politico di turno (ladri, corrotti, incapaci, ecc.).
Dopo il superamento (temo temporaneo) della crisi politica a Barletta non credo sia inverosimile che si torni a discutere di avvicendamenti con riferimento ai CdA di BARSA ad ASP della cui ultima io faccio ancora parte.
Avvicendamente,per dir così, troppo spesso motivati con il classico giudizio di inefficienza degli amministratori o (peggio) l con la loro non rispondenza alle richieste della politica.
Ebbene, mi rendo conto benissimo della difficoltà della mia posizione nel trattare il tema; potrei infatti glorificarmi di aver contribuito a portare a termine una operazione di trasparenza contabile ed amminsitrativa che non vi era mai stata prima all'ASP; potrei bearmi del fatto che solo dal 2012 si è avviata una politica chiara di riconoscimento e risanamento dei debiti e riscossione dei crediti che l'ente ha accumulato negli anni; potrei eccitarmi nel raggiungimento dell'obiettivo del finanziamento regionale teso all'ammodernamento della struttura esistente.
Potrei far questo, ma non potrei nascondere il fatto che i miei colleghi, non tutti, non hanno sempre inteso il loro ruolo con dignità ed onore cosa che spesso accade in ogni lavoro ed in ogni ruolo.
Ciò detto non è altrettanto possibile dare l'agio alla locale classe politica di operare, sulla scorta di presunzioni e pregiudizia (anche personali), ogni tipo di richiesta al tavolo politico su questi temi; operare dei distinguo è necessario, a tutti i livelli, gravissimo, infatti, sarebbe il fatto che un giorno vi fosse qualcuno che sostenesse l'inefficienza di tutti a causa del'inefficienza di uno solo.
Sarebbe come se si accomunassero tutti i consiglieri comunali o i politici in generale al Sen. Antonio Razzi, e siccome ritengo ancora che il cittadino è capace di discernere credo pure che il consigliere comuanle, nella sua qualità di rappresentante dei cittadini possa discernere anche dell'operato dei diversi amministratori di BARSA ed ASP.
Per agevolare tutti chiederò al D.G. dell'ASP dr. Picardi se, assieme alle determine ed alle delibere di CDA, è possibile rendere pubblici i verbali di CDA al fine di consentire a tutti di operare quel necessario discernimento sugli Amministratori che, è bene ribadire, sono stati selezionati e votati pubblicamente in Consiglio Comunale per svolgere alcune specifiche funzioni.
Concludendo, consiglio agli esponenti tutti della locale politica di affrontare e risolvere nel merito le delicate questioni che sono sul tavolo dell'ASP e della BARSA, astenendosi dal dichiarare soltanto mere volontà di avvicendamenti in stile "tutti incapaci nessun incapace"; se invece si operassein concerto tra Enti pubblici certamente ne guadagnerebbe la cittadinanza intera e, forse, qualche cittadino tornerebbe ad evere fiducia nelle istituzioni politico-partitiche da decenni in crisi permanente.
Auguro a tutti di riuscire, nel più breve tempo possibile, a fare un tele importante passo in avanti.

martedì 14 aprile 2015

La "nuova" politica del rinvio ha rinviato anche la crisi

Dunque abbiamo una maggioranza!
Non par vero sol stando alle dichiarazioni al vetriolo lanciate dai Consiglieri al Sindaco qualche giorno fa, precisamente in occasione della bocciatura di una mozione proposta dal Primo Cittadino riguardante la regolarità di alcuni atti preliminari al PUG che la Giunta aveva prodotto.
Si è aperta una crisi che in gergo è detta "al buio" e si è scelto il bilancio di previsione 2015 per apparire riappacificati; secondo il Sindaco "anche per fare un bilancio politico dell'Amministrazione" su cui ha chiesto la fiducia incondizionata ai consiglieri comunali, i quali, per non suicidarsi (specie in periodi delicati elettoralmente), hanno acconsentito a tutto, votando compattamente, per la prima volta, ogni cosa venisse loro sottoposta.
Ha vinto il Sindaco; ha vinto perchè ha constretto i partiti, che continuano a non condividere nulla del suo modus operandi, ad accettare le sue condizioni e, non avendo davvero nulla da perdere, a pretendere da loro un passo che non poteva essere altro che la resa dopi aver continuamente remato contro dall'inizio del mandato sindacale.
Essi si sono consegnati a Cascella accettando ogni suo metodo pur di non tornare al voto, dovendo così giustificare ai cittadini la reiterata richiesta di un voto per sè stessi sempre più difficile da realizzare.
Il bilancio previsionale come bilancio politico duqnue; bene, peccato che di politico non vi è stato un bel nulla, nessun tipo di variazione o emendamento operato con un fine ideologico di una maggioranza che si dice di centrosinistra, nessun "ritocco" strategico a cifre che nulla dicono di una amministrazione che continua ad annegare nelle volontà dei dirigenti-burocrati piuttosto che dettare la linea politica di discontinuità con il passato che tanto è stata sbandierata.
Un solo vincitore (di Pirro), il Sindaco Cascella, al quale va comuqnue dato atto del fatto che è riuscito a spostare di qualche mese tutte le ragioni profonde della crisi politica che investe la città, i cui fautori sono arcinoti anche alle pietre di scarto dei palazzi della 167 i quali, con l'ultimo voto a favore, non hanno affato deposto l'ascia di guerra.
Nessun aiuto è venuto dai cittadini, come invece invocato dal Sindaco e del suo movimento in un evento pubblico in cui venivano spiegate le ragioni delle dimissioni; dopo quell'atto non c'è stato alcun ulteriore confronto nè, peraltro, alcuna presa di posizione pubblica "pro Cascella" di associazioni, movimenti o altre realtà civiche che hanno potuto intravedere nelle politiche messe in campo fin'ora una reale svolta.
Altro che bilancio partecipato, si è costretta la politica locale ad un atto di fede su un provvedimento che è vitale per la cittadinanza senza che la cittadinanza abbia potuto dire la sua in merito.
Ovviamente i pochi consiglieri comunali che, in occasione dell'approvazione degli scorsi bilanci di previsione, hanno stigmatizzato questo modo di procedere dellAmministrazione, tardivo e non inclusivo, si sono guardati bene di denunziarlo anche stavolta; in questa occasione c'era la loro testa in gioco, la cittadinanza ed il principio della partecipazione potevano aspettare.
Un sentimento ha animato i cittadini barlettani quando hanno scleto Cascella, la speranza di non rivedere lo stesso film degli ultimi anni ma, ahimè, dal momento in cui gli attori sono inevitabilmente selezionati e scelti alla stessa maniera, il compito della discontinuità affidato al solo Sindaco appare una vera utopia.
Alla prossima crisi, nella speranza che qualcosa cambi davvero.

mercoledì 25 marzo 2015

L'arte (nobile) delle dimissioni


Matteo Renzi ha detto "ci si dimette per questioni etiche, non per un avviso di garanzia...altrimenti la magistratura decide sulla politica".
Ernesto Guevara disse "un rivoluzionario non si dimette mai".
Trovare la differenza ideologica è facilissimo e pur tralasciando lo sconcertante retropensiero che sta alla base di tali improvvide affermazioni del Presidente del Consiglio mi chiedo per quali altri motivi un uomo politico, un Sindaco, ecc. debba considerare l'idea di dimettersi.
Me lo chiedo perchè gli esempi forniti dalla locale classe politica offrono numerosi spunti al riguardo.
Si sente dire apertis verbis il capogruppo del PD, più volte oggetto di attenzione da parte della magistratura locale (almeno per quanto riferito dalla stampa), recentemente vittima di un agguato a colpi di arma da fuoco (nonostante tutto difeso e protetto dal partito nel suo ruolo), che avrebbe rassegnato le proprie dimissioni se l'intero gruppo consiliare non avesse votato favorevolmente un recente provvedimento urbanistico voluto dal Sindaco.
Per questi motivi, non per altri riguardanti la propria etica politica egli si sarebbe certamente dimesso come anticamente gli avrebbe insegnato il padre (Alfonso) esponente di spicco del locale PSDI.
Aspettiamo le dimissioni dunque, atteso che ben due consiglieri del PD non hanno votato quel provvedimento ma crediamo che l'attesa resterà vana.
Si sente dire dai cittadini che il Sindaco, recentemmente più volte sfiduciato di fatto dalla sua maggioranza, dovrebbe essere conseguente e rassegnare le dimissioni; ebbene, esse sono previste dalla legge e sono opportune al fine di ritrovare un equilibrio politico evidentemente smarrito nella guerra di logoramento iniziata due anni fa con la scelta coraggiosa di imporre un uomo come Pasquale Cascella alla guida del centrosinistra di Barletta.
Come si vede tutto ciò, ogni questione locale riguardo l'istituto (nobile) delle dimissioni per motivi politici, contrasta gravemente con quanto affermato a livello nazionale dai vari deputati e senatori (preoccupati solo delle indagini legali) e contrasta pure con quanto praticato sin ora a livello locale, dove a seguito delle dimissioni di un Sindaco (o pure di un rimpasto di Giunta in una crisi "al buio") si apriva ufficialmente il mercato delle vacche.
Personalmente ritengo che si offra la possibilità di dimettersi quando il proprio ruolo diviene inutile all'interno di un consesso, dunque quella postazione si occupa senza produrre alcunchè rispetto al fine per cui si siede su quella sedia.
Spesso ho offerto la disponibilità a dimettermi al SIndaco ed al Presidente dell'ASP dal mio ruolo di consigliere in quella struttura pubblica, ciò perchè anche ad oggi, nonstante i molteplici sforzi ed i notevoli risultati raggiunti da quell'ente, non si può dire affatto che vi sia stata attenzione politica rispetto alle sempre più gravi problematiche che da anni attanagliano l'ASP.
Ritengo che ci si offra di dimettersi per questo in politica e lo si debba fare anche se, nominati per una questione fiduciaria come nel caso degli Assessori, non si goda più di quella fiducia sindacale e/o consiliare.
Diversamente la manfrina fatta ad ogni consiglio da chi ha un curriculum politico a dir poco ondivago (in troppi purtroppo) resta lettera morta e serve solo ad irretire i cittadini più di quanto non lo siano già.
I partiti, gli uomini politici ed i segretari dovrebbero comprenderlo una volta per tutte...ma sono certo di parlare al vento, del resto dove sono i Partiti, gli Uomini, i Segretari oggi?

lunedì 23 marzo 2015

Il centro di raccolta nella 167 di Barletta/5


Grottesco.
A questo punto non vi è neppure un problema di lontananza ideale tra l'Amministrazione, la politica ed i cittadini della 167, c'è semplicemente la realizzazione di una trama teatrale assolutamente fuori da ogni grazia di Dio.
In un comunicato ufficiale alla stampail Comitato Salviamo le Periferie descrive l'accaduto stigmatizzando la "dimenticanza" del Comune di Barletta, in realtà servirebbe una presa di posizione netta nei confronti di chi è evidentemente abituato ad ignorare determinate associazini del territorio (per il vero le più attive e meritevoli) favorendone altre spesso inerti e del tutto assenti dalla vita sociale della città.
Mi riferisco alle tante associazioni di riferimento dei tanti, troppi, nani della politica locale alle quali si offrono convenzioni ad ho con rimborsi spese e possibilità di utilizzo di mezzi pubblici (cfr. D.G.C. n. 164 del 30.7.2014).
A fronte di una tale sperequazione non servono parole, note scritte o prese di posizione, serve una strenua resistenza ed uno sputtanamento costante di chi da Palazzo predica bene e razzola malissimo.
Il Comitato fa bene a restare netto sulle temeatiche a lui care (urbanizzazioni, trasporto pubblico, sicurezza, ecc.), visto che la questione "ecocentro" sembra essersi conclusacon un boicottaggio pubblico; restano sul tavolo dei problemi tutte le altre questioni che ho descritto in precedenza, pertanto credo che l'Amministrazione faccia bene a cambiare registro se non vole sancire la propria fine elettorale in quai quartieri difficili, tra i cittadini politicamente più onesti che la città ha da offrire.

venerdì 20 marzo 2015

La rottamazione della moralità politica


"Pd di Roma sta dimostrando purtroppo una realtà drammatica in cui una parte non piccola degli iscritti non sono iscritti veri, uno su 5 ha dei problemi.
C'è chi proprio non sa di essere iscritto al Pd, chi risulta irrintracciabile anche se abbiamo nome e cognome e ci sono persone che ti rispondono mi ha iscritto quel parlamentare, quel consigliere regionale ma io in realtà non ho pagato nulla" (Matteo Orfini).
Dalle parole del commissario del PD romano, Presidente del Partito, rappresentante dell'associazione "Rifare l'Italia", non ci si può che aspettare un netto cambio di passo politico da prendersi prima di tutto nei contronti del Segretario-presidente Renzi.
Quello che è accaduto a Roma acade oramai quotidianamente in tutti i circoli d'Italia e, purtroppo, in moltissime Amministrazioni tardate PD.
La volgia di tanti di rottamare (prando in prestito il lessico modernizzante di Renzi) questo andazzo è costantemente frenata dai troppi capibastone che schiacciano ogni alternativa nascente nei circoli.
Eleggono segretari cittadini da utilizzare alla bisogna, bricuano giovani candidati/e ai consigli comunali, condizionano pesantemente l'operato di Sindaci volenterosi, il tutto con la sempre più cocente benedizione dei vertici nazionali dal Partito che, inspiegabilmente, si sorprendono ex post sia del dilagante malaffare che di una gestione del partito sui territori quanto meno drammatica.
L'atteggiamento tenuto, oramai da decenni, da molti dei partiti di centrosinistra e di sinistra di rassomigliare sempre più a qualche cattivo esempio dato nel passato dalla gestione democristiana dei territori (capibastone, finti iscritti, correnti, ecc.) è la vera peste con cui la politica attuale volontariamente convive essendo completamente passiva ad ogni tentativo di reazione a quel morbo.
Della questione morale, del fu PCI, della sua storia politico ideologica fatta del meglio che questo paese ha potuto rappresentare, fatta di un Paese migliore nel Paese peggiore per dirla come Pasolini, non è rimasto nulla e, soprattutto, non è rimasto nessuno che possa raccontare quello, il tantissimo, che di buono è stato.
Da questo stato di cose generalizzato, di cui il Presidente del Partito prende atto solo ora a Roma, bisogna ripartire per bonificare (non solo rifare) l'Italia; bisogna farlo essendo consapevoli che si perderanno consensi, città, Amministrazioni ma si guadagnerà il rispetto e la coerenza di chi tra i cittadini da troppi decenni è abituato, per colpa del "tutti uguali", ad essere governato dal peggio che la società può esprimere a tutti i livelli.
Questo l'augurio, sperand che, oltre a Berlino, anche a Roma in Giudice ci sia.

martedì 10 febbraio 2015

Nel lungo periodo saremo tutti morti...(J.M. Keynes)




Non è un messaggio triste quello che, nel primo post dell’anno, vorrei comunicarvi.
La frase dell’economista inglese, padre delle teorie espansive, è significativa rispeto al momento sociale e culturale che vive la Nazione.
Una urgenza di cambiamento culturale che purtroppo, nella testa delle società di marketing politico e non, si rifugia troppo spesso nell’elemento della velocità comunicativa e di pensiero ed invece dovrebbe stare sempre più nel solco delle lentezza della comprensione di “pensieri lunghi”.
Non ci si deve stupire a questo punto se ad essere contestata per questo è l’intera società c.d. occidentale rispetto ad un oriente meditativo e certamente meno svuotato dall’uso patologico della rete internet.
Ad ogni modo è lapalissiano che una tale situazione riverbera in ogni piccolo antro della quotidianità; a partire dalla stasi a cui è costretta l’ASP che coamministro (per ragioni che tavalicano ovviamente la sua attività politica), a quella che vive la Città di Barletta, all’immobilismo di una politica generalizzata nella sua interezza e di una società che definire “civile” è davvero un eufemismo.
La staticità di pensiero, sempre più uniforme, e mascherato dalla inflazionata paroal “democrazia” (per la verità sempre più fatta regime oligarchico) sta portando, unico caso europeo, alla mortale assenza di vivacità sociale; ad una rassegnazione personale che si traduce in un rifugiarsi sempre più in se stessi, nel proprio lavoro e nella propria famiglia per evitare di trovare elementi di crescita sociale collettivi che possano realizzare un avanzamento generale della nostra Italia.
La tragicità è questa ed i tempi, sempre lunghi, dei propositi di cambiamento offerti dalle nuove leve della politica, della industra e del ceto composito del lavoro dipendente del Paese non fanno che tendere al rinvio delle questioni sotto forma, mediaticamnte parlando, di una finta accellerazione, di un fare di facciata che nasconde il principale problema nazionale che è il degrado morale e culturale della nazione.
Ovviamente non ho soluzioni, men che mai proposte veloci ed immediata, mentirei me stesso.
Nè posso vedere nell’avvento un un ottimo predicatore come l’attuale Papa o nella elezione di un personaggio serio ma anonimo come il presidente Mattarella, alcuni segnali di cambiamento; quelle a mio avviso sestano moani della storia che viviamo giornalmente che non trovano quell’humus fertile che le faccia definitivamente esplodere in una generalizzato cambiamento.
Posso soltanto sperare ed al contempo lavorare con i poichi che come me auspicano che questo medioevo tecnocratico (purtroppo non è improprio definire così il nostro oggi) abbia vita breve e che almeno tra giovani si torni a discutere maggiormente ed approfonditamente di gandi questioni tralasciando il piccolo personale quotidiano sopravvivere per arrivare a stimolare concetti generali di più larga veduta.
Forse una tale occasione di confronto, se resa permanente, offrirebbe il solo presupposto del cambiamento, che vorrei intravedere, keynesianamente parlando, nel medio periodo nella mia vita.
Ad Maiora.

mercoledì 10 dicembre 2014

Per l'ASP solo una collettiva indifferenza nell'imminente chiusura



"… anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti …".
Il verso del grande Faber vale per tutti, consiglieri comunali di oggi e del passato, amministratori, presidenti, politici, collaboratori e dipendenti, cittadini.
Tutti, nel loro piccolo, se ne sono fregati della Casa di riposo di Barletta, almeno fino ad oggi, visto che concretamente essa richia di chiudere dopo oltre 100 anni di storia/e di carità umana.
"… dove non si ascolta il lamento degli ultimi non c’è civiltà …" così recita una insegna marmorea all’interno della struttura che faticosamente amministro da un biennio, e forse il contenuto politico di tale antica affermazione supera di molto le capacità politiche dell’attuale Assessore al ramo della giuta comunale.
Al di la di questa personalissima opinione politica sullo stato del settore servizi sociali a Barletta, non posso che dare atto al Sindaco Cascella di una disponibilità ed apertura verso i bisogni di quella struttura.
Un’apertura che forse non basterà perchè non supportata nè, appunto, dalla giunta con l’assessore di riferimento (spesso palesemente contro ogni atto compiuto dall’amministrazione dell’ASP), nè purtroppo, dalla maggior parte del consiglio comunale.
Si chiuderà, forse, per carenza patrimonale, al di là di ogni tentativo maldestro di ripristino di un qualche patrimonio che i tecnici del comune stanno operando in queste ore (loro sì come veri Assessori), in realtà si sta soltanto spostando il problema, come del resto troppo spesso siamo abituati a fare in questo paese.
Le carenze patrimoniali non possono essere colmate con dei terreni/suoli-tappabuchi, dovrebbero essere stabili e forti a valle di scelte politiche collettive, concertate e concretizzate in un maggior impegno di dismissione immobiliare comunale in favore di altro ente pubblico a sevizio del Comune.
Se così non fosse, come di fatti non è, il problema della mancanza di patrimonio sarebbe soltanto rimandato nel tempo ed investirà sicuramente il prossimo CDA che amministrerà l’ASP ove mai essa dovesse continuare a sopravvivere.
Si chiude per questo, ma potrebbe anchechiudersi la struttura per un indebitamento strutturale non gravissimo ma persistente da almeno un quinquennio.
Come si vede vi sono svariati motivi perchè degli ultimi della città si continui ad infischiarsene, nonostante gli sforzi di qualcuno (pochi) che ritengono quella struttura fondamentale per la socialità di un intero quartiere sempre più lasciato solo e degradato.
Vedremo nelle prossime ore come si concluderà questa, ad ogni modo incresciosa, vicenda che ad ogni buon conto non lascia sulla sua scia alcun innocente ma solo una collettiva colpevole indifferenza.

mercoledì 3 dicembre 2014

Ha vinto lo sceriffo della "ditta"

 
 ”… l’unica cosa presente in ogni città d’Italia, oltre alle farmacie ed alle scuole, è il PD …”.
Così michele Emiliano ha spiegato la sua vittoria alle primarie pugliesi dopo aver incassato la vittoria; il segretario regionale del PD la spiega come la vittoria della “ditta” intesa alla Bersani maniera: rapporti con i militanti, presenza sul territori, risposte ai bisogni dei cittadini, tornare ad essere corpo intermedio insomma.
Tale modello, unico in Italia, sembra però essere costantemente sotto attacco da più fronti.
Il fronte che chiameremo “di destra” del marketing, incarnato dall’attuale segretario/Presidente Renzi, propugnatore dell’idea fissa dell’autosufficienza della comunicazione politica, delle conventiion leopoldianee del web-twit permanente.
Vi è poi il fronte che possiamo definire di sinistra “dura e pura”, incarnato da Vendola e qualche ex compgnuccio della parrocchietta, avvitato sempre più su sè stesso senza trovare altro miglior elemento politico che quello di riproporre, in salsa Proforma, i medesimi spunti per provare a riprendere consenso scopiazzando il modello vincente della destra del marketing (vedi il nuovo contenitore Human Factor).
Se il quadro è questo, le parole di Emiliano stupiscono comunque le si legga, infatti, se solo si avessa un minimo di memoria, era lui stesso che soltanto qualche mese fa saltava sul carro (strapieno) del vincitore del congresso nazionale sull’onda della demolizione di ogni “ditta” e la rottamazione di ogni ex.
L’aria è evidentemente cambiata in pochissimo tempo, oramai in politica le cose cambiano più velocemente di quanto non accada nell’elettronica.
Emiliano si è riscoperto un ex Sindaco, dunque la scure della trombatura politica renziana è arrivata anche a colpire lui (0 Ministeri, 0 Sottosegretari, 0 Europarlamento).
Prontamente l’ex sceriffo di Bari, imparando da Renzi, ha cambiato verso e si è circondato di altri ex della “ditta”, stavolta però gli ex erano di quelli che portano tanti voti quanto pesano.
Si è pure circondato di qualche post, nel senso che dovrà ancora arrivare a ricongiungersi al brodo primordiale del centrsinistra, così da garantirsi la migliore vittoria possibile e tornare a raccontare a noi ed a Renzi che lo ha scaricato l’importanza della “ditta” e l’impegnodei militanti.
Le primaria, dunque, restano oggi un completo non sense, non sono nella nostra cultura politica e servono solo a far contare meglio le pecore ai capibastone le qualei non è ancora riusciti a convincere, nè mai lo si potrà fare, con la forza delle idee da perseguire nell’arco del proprio operato politico.
Anche per questo modus operandi ritengo che le primarie andrebbero abolite e tenute bel nontano dalla classe politica e dalla società italiana.
Intanto faccio un grande in bocca al lupo a Michele Emiliano affinchè si impegni sempre più nella coltivazione politica della “ditta” di sinistra che vorra scegliersi.

sabato 15 novembre 2014

Il centro di raccolta nella 167 di Barletta/4

 

"…un rivoluzionario non si dimette mai…", credo che debba essere anche questo il senso di una protesta che, dopo molti anni di assenza in città, pouò ben dirsi di popolo.
Potrtesta nata perchè si è lasciati i cittadini sempre soggetti passivi dinanzi alle scelte fatte (fin’ora tutte esecrabili) o nata perchè si ritiene che la zona 167 dove si vive sia utilizzata sempre e soltanto per finalità edilizie e/o uribanistiche.
Questo il motivo di chi ha avuto ragione di protestare e proporre lo spostamento di quello che più che un ecocentro sembrava un ecoschiaffo al quartiere.
Nonostante qualche candidato al consiglio regionale, con la nuova progettazione, ritenga si sia sconfitto qualche “boss di quartiere”, ritengo serva più che mai continuare la protesta ed aumentare il livello di scontro eventualmente legandola ad altre battaglie civiche  e sociali iniziate da anni.
Serve continuare anche dopo lo stravolgimento progettuale che ha tenuto conto di tutti i punti di criticità segnalati dai cittadini (guarda un pò!).
Continuare per chiarire a tutti, anche a chi sconfigge i “boss”, che il quaeritereè stanto ed esausto di speculazioni urbanistiche.
Rivendicare a gran voce il diritto alla civiltà in quanto cittadini come altri di altri quartieri meglio serviti.
Parchi, manutenzioni regolari, fognatura (bianca e nera, servizi pubblici anche di trasportoe raccolta puntuale dei rifiuti; solo questo rivendicano quei cittadini, una quotidianità che giustifica quanto meno il pagamento delle tasse locali più che il sogno di una vita dignitosa con un lavoro decente.
Serve andare avanti nella protesta, specie se si tiene in debito conto il fatto che soltanto qualche giorno fa, gli stessi che hanno speculato per tutti questi anni nell’intera area 167, hanno tentato di affossare l’Amministrazione sulle questioni sociali dell’approvazione dei regolamenti civici (ius soli, coppie di fatto, ist. di partecip.).
Mantenere tesa e forte l’attenzione su come verranno redatti i regolamenti per il conferimento dei rifiuti e la loro tipologia da destinare al CCR, questo è necessario fare.
Già sanno i cittadini che si vedranno destinatari di ogni epiteto e di molte calunnie, come quello che qualche segretario politico vile o quale pennivendolo della notizia hanno rivolto loro tacciandoli di essere demagogici agitatori.
Io sono con quella protesta, e ben venga che qualcuno agiti le acque del popolo silente e bue fino all’altro ieri!
Le proteste sono contagiose, spero anche nella città della disfida particolarmente sopita dalla borghesiuccia che la domina fino nell’anima.
Non credo che Settefrati o Patalini vivano condizioni molto diverse rispetto alla 167, mancano parchi, servizi, trasporti, pulizia…spesso il quotidiano insomma.
Le periferie cittadine sono molte dunque, spero che quel senso di giustizia della protesta possa crescere sempre di puù fino ad arrivare “al di là della ferrovia”.
Nulla viene dal cielo o regalato, bisogna predensi quello che è giusto prendersi, in nome di una eguaglianza di diritti alla base di ogni vivere sociale.
Ad maiora.

venerdì 31 ottobre 2014

Gli angeli del fango servono anche qui!


Che la città di Barletta “navighi a vista” è cosa oramai risaputa e consolidata, vuoi per un progressivo cambio normativo iniziato quanto meno dal 1996, vuoi per la sempre maggiore debolezza dei candidati sindaci (post Francesco Salerno) rispetto ai gruppi delle loro coalizioni, la città vive immersa in uno stallo che appare difficile da superare.
Senza stare a ricordare troppo il recente passato, visto che l’attuale Amministrazione non perde occasione per ricordarne l’inconsistenza politica, sarebbe il caso di dire con franchezza che viviamo ad oggi una certa “continuità” con il passato.
Una continuità, sempre più negata, aggravata dalla costante promessa/illusione di radicale discontinuità, dalla acclarata insipienza di molti degli Amministratori e Dirigenti nominati dall’attuale Sindaco, dalla minaccia perenne di dimissioni del primo cittadino (che non arriveranno per ora) che nulla possono risolvere atteso che un nuovo voto paralizzerebbe ulteriormente la città alimentando ad ogni modo quella melassa elettorale che produce da almeno 15 anni la elezione delle stesse persone in consiglio comunale.
La mia rifelassione non è tesa a concludersi con un gramsciano “che fare”; può ad ogni modo essere auspicabilmente intesa come uno stimolo a molti cittadini a tornare ad occuparsi della cosa comune avendo qualcosa di nuovo da dire e soprattutto avendo qualcosa di serio da dare alla collettività.
Un elemento va ad ogni modo evidenziato; assistiamo alla lentissima ma costante realizzazione di alcune progettualità della passata Amministrazione che ad ogni modo possono essere considerata un punto conclusivo dell’operato della stessa ed un merito dell’attuale sindacatura.
Avremmo potuto “godere” di uno stallo peggiore insomma; ma la realizzazione del parco sulla litoranea di ponente, l’avvio del cantiere del parzo in zona 167, l’avvio dei lavori allo stadio Puttilli, quelli di piazza marina, l’avvio del porta a porta, sono certamente qualcosa, meglio di niente insomma.
Restano molte acuzie, purtroppo relative alle vere situazioni di sviluppo cittadino che con ogni evidenza i competenti assessorati non sono stati in grado di fronteggiare dopo quasi due anni di mandato elettorale.
Mi riferisco al PUG ma soprattutto alle competenze dell’assessorato ai servizi sociali (in senso lato al welfare).
Senza stare a dire delle questioni dell’ASP cittadina, su cui l’intera classe politica continua a giochicchiare lasciando il solo Sindaco ad ottemperare solo a situazioni tampone senza alcuna vera discussione di prospettiva; non si possono sottacere altri aspetti di quel delicato settore sociale che la c.d. “sinistra” locale non è riuscita assolutamente a gestire.
Dalla monocratica approvazione del nuovo PdZ, per nulla conocrdato nel merito con i cittadini e le associazioni, assistiamo a rinnovi, proroghe e taciti assensi rispetto ai tantissimi servizi che il settore sociale compie verso la collettività cittadina.
Ringraziano a tal proposito la Vicesindaco sia la Caritas che le oligarchiche coop. sociali che da quasi un ventennio (non sempre meritoriamente) operano in appalto in un settore delicatissimo come quello che va dall’assistenza ai bambini (silo nido comunale) a quella agli anziani (centro diurno per anziani).
Sarebbe necessario un riordino radicale in tale settore che desse prospettiva ai servizi e sboccasse sacche di assistenzialismo, anche forse elettorale, assolutamente infruttifero per la comunità locale.
Serve coraggio, per questo credo che anche qui qualcher “angelo del fango ligur, sia necessario; pale e rastrelli posso fornirli io assieme alle braccia di molti che soprattutto nelle zone periferiche hanno già dimostrato di saper lavorare con la testa e le braccia, qui di fango da spalare c’è n’è a tonnellate.

venerdì 4 luglio 2014

W la libertà, w i diritti, w LeD!



I nomi in questo mommento non contano.
Non conta il riferimento culturale con cui essi sono stati scelti perchè, come dice Papa Francesco, la comunicazione è il male della politica.
Se non si ha una idea comune di base (sperare in una ideologia sarebbe troppo al giorno d’oggi) mista ad un minimo di onestà d’animo ed intellettuale, ogni nome, ogni simbolo, ogni progetto associativo o parititco si scontrerà nel tempo con una ulteriore scissione.
Provo io a dirla così, semplificando: si può dire che se un partito politico non cura i territori facendo crescere la nuove classi dirigenti e se per nascere in fretta accetta l’idea di “ingrassare le fila” con ingressi meramente elettorali totalmente sconsiderati, bhè questo è il presupposto per la fine.
Nessuno cresce in fretta, nè un bambino, nè una pianta, nè una idea, nè un’area politica nè un Partito.
Presto o tardi, se si continua in questa pratica inutile infarcita di comunicazione e marketing politico per vendersi come un prodotto nel supermarket elettorale, non si potrà produrre altro che delusione tra compagni (specie quelli di sx) ed allontanamenti che, in un periodo di crisi economica fortissima, non faranno altro che mettere in crisi anche la morale di ognuno fino ad arrivare ad accettare quello che da sempre non si è accettato, la svendità di sè e delle proprie idee per una promessa di lavoro fatta dal poilito che fino all’altro ieri si era combattuto.
Questo è quello che ho sempre pensato ed ho riferito ai dirigenti nazionali e regionali di SeL prima di dimettermi da segretario cittadino; con non poco coraggio (in certe realtà ce ne vuole parecchio) mi sono iscritto al PD cercando di allargare il campo della mia personale sfida politica da sempre ancorata a sinistra, ed oggi, ad oltre un anno da quella scelta, mi sento di aver avuto ragione se anche altri compagni (parlamentari) hanno ritenuto che l’autoreferenzialità e la mancanza di collegialità nelle scelte (con la inevitabile ricaduta nei territori) fossero elementi fondamentali tanto da non poter essere tralasciati ed hanno deciso di fondare una associazione politica tesa all’unificazione delle sinistre sotto un progetto unico e più ampio.
Una buona notizia per la politica, per chi la vuol fare onestamente, e per la sinsitra italiana tutta.
Spero che questa associazione “LeD - socialisti europei” attecchisca anche nel nostro territorio con solide, pulite e forti radici perchè la sua utilità specie a Barletta è palese.
La sinistra cittadina infatti si è riunita un un unico contenitore totalmente inutile se non dal punto di vista elettorale: nessuna formazione politica al suo interno, poco dibattito, e molta acredine sono le pecluiarità viste fin ora nella compagine di sinsitra presente in consiglio comunale a Barletta.
Una associazione che rigeneri un pò l’aria è auspicabile, così come succederebbe a livello nazionale, anche qui, anche in vista delle imminenti elezioni regionali, si innescherebbe un potenziale politico migliore, tale da riuscire certamente a provocare il dibattito sui temi caldi della città e del Paese intero.
Il mio augurio ai 10 deputati fuoriusciti da SEL è forte tanto quanto il loro coraggio, auspico di rivederli presto a Barletta per contribuire ad attivare LeD con il sicuro aiuto dei tanti compagni ed amici che in città vogliono allargare il campo della propria sfida politica.

sabato 7 giugno 2014

Il centro di raccolta nella 167 di Barletta/3

 

La prova provata dell’inettitudine della maggioranza del consiglio comunale di Barletta è stata data ieri in diretta televisiva.
Il consiglio monotematico su un tema tanto delicato da aver mosso 3000 cittadini del quartiere 167 ad apporre la loro firma per spostare il centro di raccolta si è concluso con un triste scioglimento per mancanza del numero legale.
Questo dato da solo basta per avere conferma di due cose: la prima attiene alla totale inaffidabilità degli eletti rispetto al loro mandato di rappresentanti dei cittadini, i quali, tranne in rarissime eccezioni (ieri interpretate dai consiglieri Caracciolo, Damato Giuliana e Cannito) non riescono a garantire alcun personale impegno alla cittadinanza se non quello riservato al privilegio dei loro più stetti accoliti.
La seconda è la definitiva scollatura tra l’elemento “politico” delle segreterie dei partiti della coalizione (sempre più rappresentate da soggetti camaleontici rappresentativi di se stessi) e l’elemento elettoral-consiliare incarnato dal “meraviglioso mondo” dei consiglieri comunali.
Il centrosinistra ha offerto alla città l’ennesima vergogna, è il caso di ribadirlo; purtroppo la città dimentica in fretta e non ha memoria esattamente come coloro che siedono a rappresentarla; mi aspetto tranquillamente in un eventuale ritorno alle urne (non proprio ipotetico a questo punto) una riedizione delle facce che conosciamo oramai da decenni.
Venendo al merito della questione che ieri il consiglio comunale avrebbe dovuto affrontare è bene dire che essa non è stata minimamente toccata da alcuno dei presenti; non è stato fatto da chi ha provato a parlare di ambiente come chiave di volta del mondo che verrà ed ha realizzato da quando siede in consiglio il proprio personalissimo comunismo ricollegando tutta la questione alla premialità fatta con i buoni-spesa essendo da sempre sponsorizzato da qualche “maglielano o prosciuttaro” provinciale che di sinistra non hanno nemmeno il piede.
Non è stato fatto da chi si è astenuto dalla discussione sul tema scappando dall’aula o non presentandosi affatto adducendo astrusissimi motivi.
Il tema che fa tanto paura agli eletti non è il centro comunale di raccolta, cosa che non fa paura ai cittadini della zona, solo che non lo vorrebbero prima di aver fatto la normali urbanizzazioni primarie e secondarie nella zona dove vivono.
Il tema è quello della fiducia verso una politica sfiduciata nei fatti; in pochissimi si sono resi conto di questo ed hanno chiesto scusa alla gente del posto a prescindere, perché come recitava un vecchio verso di una famosa canzone “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”.
Va dato atto ai consiglieri Caracciolo, Cannito e Giuliana Damato di aver avuto coraggio e di aver parlato di politica; il primo con una proposta concreta di spostamento a costo zero del ccr, il secondo con la verve che gli è solita facendo l’unica opposizione possibile ad una Amministrazione nata vecchia nei modi e stantia nell’azione, la terza per aver rispettato una manifestazione di volontà popolare tradotta in una civilissima petizione.
Il resto è stato teatrino, messa in scena, rancore personale, tutto tranne che politica; sintomatiche della confusione politica regnante sono state poi le dichiarazioni sottovoce fatte dall’Assessore fascista della Giunta il quale candidamente avrebbe denunziato i cittadini che hanno consegnato al Sindaco le firme per procurato allarme affezionato com’è ai reati di opinione del codice Rocco, alla rappresentazione grafica del progetto di ccr come il parco giochi sotto casa che tutti vorrebbero avere.
In qualche recente intervista il Sindaco ironizzava sul fatto che questa questione non potesse essere considerata come la “no tav” in salsa barlettana, ebbene, ben vengano 10, 100, 1000 proteste civili come quella che riguarda il ccr perché la protesta sabotatrice è il passo successivo che una politica assente merita di ricevere.
Le istituzioni mostrano di autorappresentarsi e non assolvere ad alcuna funzione sociale se non quella dettata dalla norma di turno: tanti azzeccagarbugli e nessun coraggio, questo si stanno dimostrando.
I cittadini, il comitato di quartiere, il parroco, le scuole locali, non si fermeranno, resisteranno ne sono sicuro autorizzati da tanta violenza politica non potranno che rispondere con la più assoluta indifferenza e con la personale certezza che “aqì no pasaran”.